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Vegano al 100%
Vegano al 100%
Negli scorsi articoli vi ho parlato della Dieta Mediterranea, dell’alimentazione Macrobiotica e della cucina Ayurvedica. Oggi vi parlo del raw food, il crudismo, i cui seguaci sono per la maggior parte vegani.
I primi crudisti, per necessità e non per scelta, sono stati i nostri antenati. Dopo la scoperta del fuoco, avvenuta un milione di anni fa, l’uomo si è alimentato con cibi cotti. Per tornare al crudismo bisogna aspettare la seconda metà dell’800 quando il dottore svizzero Maximilian Bircher – Benner (1867 – 1939), considerato il fondatore del crudismo, elabora un nuovo metodo di cura.
Il medico nutrizionista zurighese, anche se deriso dai suoi colleghi per le idee sul tipo di alimentazione da seguire per prevenire e curare le malattie, apre a Zurigo la Lebendige Kraft, che significa “forza vivente”. Si tratta di una piccola clinica (solo sette posti letto) basata su idroterapia ed elettroterapia nella quale, convinto del potere vivificante del cibo crudo (ma solo dei vegetali, la carne, provenendo da un animale morto, la considerava un alimento privo di energia) offre ai pazienti una dieta a base del suo famoso muesli (frutta fresca, avena, un po’ di noci o nocciole, semi, miele, latte fresco o yogurt greco), verdure crude o al vapore e tanta frutta.
Altra pioniera del crudismo è stata Ann Wigmor (1909 – 1994), donna americana di origini lituane inventrice dell’erba di grano e del Rejuvelac e fondatrice dell’Hippocrates Health Institute, uno dei centri di medicina alternativa più famosi. Autrice di libri e articoli sull’alimentazione, è considerata la madre dei cibi vivi.
L’erba di grano è uno dei vegetali più completi sotto il profilo nutrizionale, è ricca di vitamine, Sali minerali, antiossidanti, aminoacidi essenziali ed enzimi. Colma carenze nutrizionali, innalza il sistema immunitario, contribuisce a combattere i radicali liberi e, se assunta 40 minuti prima dei pasti, da senso di sazietà.
Il Rejuvelac è una bevanda fermentata a base di grano, ma si possono usare anche altri cereali o pseudocereali che aiuta a regolare la digestione grazie all’alto contenuto di enzimi, rinforza il sistema immunitario, contrasta le infiammazioni dello stomaco e dell’intestino, disintossica dalle sostanze nocive ed è rinfrescante.
Ed è proprio negli Stati Uniti che il crudismo, anche definito raw food oppure living food, ha conosciuto una grande diffusione, soprattutto grazie ad alcune star di Hollywood che lo hanno adottato come dieta.
Secondo questo regime alimentare per preservarne i principi nutritivi, i cibi non possono essere cotti al di sopra dei 42°. L’unica fonte di calore ammessa è quella dei raggi solari che può essere riprodotta nell’essiccatore. Pertanto i cibi vengono marinati, disidratati, fermentati o fatti germinare attraverso tecniche e metodi salutari. D’altronde, l’essiccazione è uno dei metodi più antichi (e naturali) di conservazione che consiste nel togliere l’acqua dagli alimenti che in questo modo possono essere conservati a lungo, mantenendo inalterate le proprietà nutritive e senza subire trattamenti con sostanze chimiche. Nella cucina crudista il disidratatore viene impiegato per realizzare piatti (burger, chips, biscotti, crostate…) che hanno ben poco da invidiare a quelli cotti della tradizione.
(Qui puoi trovare due ricette che prevedono l’uso dell’essiccatore: POMODORI SECCHI, BISCOTTINI RAW).
Un altro strumento utilizzato nel living food è il germogliatore che permette di far germogliare i semi di varie piante. In Oriente i germogli sono conosciuti sin dai tempi antichi per le loro spiccate proprietà nutritive ma in Italia si stanno affermando solo recentemente. Poiché la germinazione aumenta il valore nutritivo del seme, i germogli sono veri e propri concentrati di proteine, sali minerali, vitamine e fibre.
Un’altra tecnologia molto apprezzata da coloro i quali seguono questo regime alimentare è l’estrattore di succo vivo, il cui motore compie 40 giri al minuto (al contrario di quello di una centrifuga che ne compie 1900 circa) e non surriscalda gli ingredienti realizzando veri e propri concentrati di vitamine, oligoelementi ed enzimi.
(Qui puoi trovare quattro ricette che prevedono l’uso dell’estrattore: LATTE DI MANDORLA, ESTRATTO RADICI, ESTRATTO VERDE VEGANDO, LATTE DI NOCCIOLE).
Generalmente chi segue questo tipo di alimentazione è vegano quindi si nutre di frutta e verdura, frutta secca, semi, germogli e alghe. I vegetariani utilizzano anche miele, uova crude, latte crudo e prodotti caseari realizzati con il latte sempre crudo come il kefir; gli onnivori (piccolissima percentuale) si nutrono anche di crostacei, pesce e carne crudi.
Seconda edizione di Gioia in Cucina, il mio programma radiofonico, in onda ogni venerdì dalle 11:00 alle 12:30 su RTM.
Oggi ho avuto come ospite Diego Manca, Veterinario e scrittore. Abbiamo parlato del suo libro “Trilli, riflessioni di una gatta in degenza” e della sua esperienza come veterinario.
Ci ha raccontato della bellissima esperienza vissuta in Australia quando ha abbracciato un koala. Da questo aneddoto ho capito che pure io vogli abbracciarne uno!!
Un piacevolissima chiacchierata! Qui potete rivedere la puntata!
Nella prima puntata abbiamo parlato di surf (se vuoi vederla clicca qui).
Nella seconda puntata abbiamo parlato di Ju-Jitsu (se vuoi vederla clicca qui).
Nella terza puntata abbiamo parlato di Yoga (se vuoi vederla clicca qui)
Nella quarta puntata abbiamo parlato di ciclismo (se vuoi rivederla clicca qui)
Nella quinta puntata abbiamo parlato di ginnastica artistica (se vuoi rivederla clicca qui)
Nella sesta puntata abbiamo parlato di piloxing (se vuoi rivederla clicca qui)
Nella settima puntata abbiamo parlato dell’atletica leggera (se vuoi rivederla clicca qui)
Nell’ottava puntata abbiamo parlato di nutrizione vegetale nello sport (se vuoi rivederla clicca qui)
Nella decima puntata abbiamo parlato di cucina vegetale con il Vegan Master Chef Emanuele Di Biase (se vuoi rivederla clicca qui)
Nell’undicesima puntata abbiamo parlato di pasticceria vegetale con la Vegan Pastry Chef Enza Arena (se vuoi rivederla clicca qui)
Nella dodicesima puntata abbiamo parlato di alimentazione sana con il nutrizionista Antonio Galatà (se vuoi rivederla clicca qui)
Nella tredicesima puntata abbiamo parlato di diritti degli animali con Paola Sobbrio (se vuoi rivederla clicca qui)
Dopo aver parlato della Dieta Mediterranea e dell’alimentazione Macrobiotica, oggi vi porto in India per conoscere un’altra visione del mondo, scienza, filosofia che, attraverso l’alimentazione e lo stile di vita, cerca di prevenire e/o curare le malattie viene dalla mistica India: l’ayurveda.
L’ayurveda fa parte dei Veda, l’antica raccolta di testi indiani (non tutti sacri) databile prima del V sec. a.C. di cui vi ho già parlato nella rubrica Un pizzico di… storia.
Come possiamo leggere nel Charaka Samhita, testo fondamentale risalente al III secolo a.C. circa, “È chiamata Ayurveda quella scienza che descrive ciò che è utile e ciò che è dannoso, ciò che è piacevole e ciò che è doloroso, ciò che è benefico e ciò che non lo è, la lunghezza della vita e la vita stessa” (Charaka Samhita Sutrasasthana I, 41 in Letizia Vercellotti, Ayurveda, i principi, le pratiche, la spiritualità, Giunti Editore, Firenze 2018).
Ayurveda è un termine sanscrito ed è composto dal vocabolo ayus che significa vita e dal vocabolo veda, che significa scienza; quindi l’ayurveda è la “scienza della vita”.
Fondamentale per l’ayurveda è seguire le leggi della natura, solo così si può avere una vita felice e vivere in armonia con gli altri.
Nella visione ayurvedica il cosmo è costituito da cinque elementi, chiamati mahabuta: etere, aria, fuoco, acqua, terra. Nel corpo umano i cinque elementi si combinano fra loro dando luogo ai tre dosha, ossia tre principi metabolici, tre costituzioni. I dosha sono comprensivi non solo dei processi biologici ma anche dei pensieri e delle emozioni e sono:
vata (etere più aria);
pitta (fuoco più acqua);
kapha (acqua più terra).
Ogni individuo ha una costituzione basata sulla diversa distribuzione di vata, pitta e kapha e tale combinazione può cambiare nel corso della vita. L’equilibrio dei doha porta buona salute, il loro squilibrio genera problemi e, a lungo andare, malattie. Per questo motivo è importante conoscere il proprio dosha dominante per potersi alimentare correttamente in base agli alimenti più affini e, in caso di squilibrio, curarsi nel modo più adatto.
Secondo l’ayurveda gli alimenti si dividono in base ai guna, ossia le qualità, le caratteristiche:
Sattva guna: sono gli alimenti vegetali, quindi cereali, legumi, frutta fresca e secca, verdura, semi, alghe e spezie leggere; miele e latte. Garantiscono un fluire armonioso dell’energia e una mente lucida.
Rana guna: sono gli alimenti stimolanti come spezie forti, caffè, cioccolato, bibite gassate. Determinano un fluire agitato e caotico dell’energia, sono eccitanti.
Tamas guna: sono gli alimenti acidi, grassi o fermentati, come carne, pesce, uova, formaggi piccanti e alcol. L’energia non fluisce, determinano una fase di staticità e danno pesantezza.
Nell’alimentazione ayurvedica si distinguono sei tipi di sapori che si avvertono immediatamente sulla lingua e, trasmessi al sistema nervoso, producono i loro effetti sull’intero organismo.
Madhura (dolce): formato dagli elementi terra e acqua. Non è il dolce come lo intendiamo noi. È un gusto importantissimo in quanto è il più nutriente ed energetico, accresce tutti e tre i dosha, mantenendo un buon funzionamento dell’organismo. Ha anche un effetto calmante. Il gusto dolce si trova in cereali, legumi, verdura, frutta fresca e secca, semi, condimenti, zuccheri, carne, pesce, latte e alcune spezie.
Amla (acido/aspro): formato dagli elementi terra e fuoco. Se assunto in piccole quantità rinforza il fuoco digestivo favorendo l’assimilazione e l’evacuazione dei gas intestinali. Se assunto in eccesso può colpire il fegato e gli organi riproduttivi. Il gusto acido si trova in frutti acidi, cibi fermentati, aceto e yogurt.
Lavana (salato): formato dagli elementi acqua e fuoco. È importante per tutti i dosha al fine di mantenere l’equilibrio idrosalino. Ovviamente non bisogna abusarne altrimenti causa disidratazione e ipertensione arteriosa. A questa categoria appartengono il sale e le alghe.
Katu (pungente): è formato dagli elementi aria e fuoco. È importante al fine di mantenere un buon metabolismo, favorire la digestione e stimolare l’appetito. Se assunto in eccesso può causare disidratazione, gastrite e infiammazioni. Tale gusto si trova nel peperoncino, nello zenzero, nell’aglio, nella rucola e in altre spezie.
Tikta (amaro): formato dagli elementi etere e aria. È disintossicante e purificante. Aiuta la digestione. Un uso eccessivo può causare secchezza e perdita di forza. Il gusto amaro si trova in alcuni tipi di verdure.
Kashaya (astringente): è formato dagli elementi terra e aria. Aiuta a mantenere la stabilità dei tessuti organici e contribuisce alla digestione. Se assunto in eccesso porta secchezza, contrazione psicofisica e spasmi al colon. Il gusto astringente si trova nei cereali integrali, nei legumi, e nelle sostanze che contengono tannino come il tè.
Una corretta alimentazione è quella che contiene tutti e sei i sapori in quantità appropriate perché in tal modo non si verificano squilibri.
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